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Il Gruppo Beatnik C.13 A Lucca

In questo libro ho voluto raccogliere tutti i miei scritti sul beat e dintorni, articoli e racconti, in particolare quelli riguardanti il Gruppo Beatnik C.13 che a Lucca nacque e si sviluppò attraverso eventi non solo sociali e artistici. Non è questa una raccolta organica che designa la “storia”, ma solo un tassello in più, da unirsi a ciò che già è stato scritto e detto, per comprendere meglio un fenomeno che ebbe ripercussioni anche da noi, ovviamente con anni di ritardo rispetto agli USA. Ma partiamo un po' alla larga, iniziando con le citazioni di Wikipedia che oggi sono alla base di qualsiasi nuova ricerca. La Beat Generation fu un movimento artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra (1947 circa) a fine anni cinquanta, negli Stati Uniti. Tra gli autori di riferimento: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Norman Mailer. Il termine beat viene coniato da Jack Kerouac nel 1947, ma l'atto di nascita ufficiale è il 1952, anno di pubblicazione di Go di John Clellon Holmes, che viene considerato il primo racconto beat, e dell'articolo This is the Beat Generation («New York Times Magazine», novembre 1952), che segna l'avvio dell'esistenza pubblica del beat. Beat è un termine che assume molteplici significati già in inglese, e in italiano è tradotto e spiegato in varie accezioni. Beat come beatitudine (beatitude), la salvezza ascetica ed estatica dello spiritualismo Zen, ma anche il misticismo indotto dalle droghe più svariate, dall'alcol, dall'incontro carnale e frenetico, dal parlare incessantemente, sviscerando tutto ciò che la mente racchiude. Beat come battuto, sconfitto in partenza. La sconfitta inevitabile che viene dalla società, dalle sue costrizioni, dagli schemi imposti e inattaccabili. Beat come richiamo alla vita libera e alla consapevolezza dell'istante. Beat come ribellione. Beat come battito. Beat come ritmo. Quello della musica jazz, che si ascolta in quegli anni, quello del be bop, quello della cadenza dei versi nelle poesie. Il jazz di Frisco, frenetico, sudato, vissuto e catartico; il jazz di Charlie Parker, "The bird", personaggio eroico e deificato da questa generazione; la poesia di Carlo Marx (Allen Ginsberg) declamata fino a tarda notte e i versi sconnessi di Mexico City Blues o della poesia "Mare suoni dell'Oceano Pacifico a Big Sur" che fa da appendice a "Big Sur" di Kerouac. Beat è la scoperta di sé stessi, della vita sulla strada, del sesso liberato dai pregiudizi, della droga, dei valori umani, della coscienza collettiva. Beat non è politica però, nonostante molti movimenti abbiano tratto origine da questa fonte. Beat non è religione, nonostante sia forte la componente spirituale in questo gruppo. Beat è libertà di essere sconfitti, ma molto più probabilmente beat è uno dei tanti termini che solo "hipster dal capo d'angelo ardenti per l'antico contatto..." possono capire, perché non ha un vero significato semantico, ma più un significato mistico, insito nell'anima battuta, beata, ritmata, ribelle di quella generazione. «Aiuteremo a modificare le leggi che governavano i cosiddetti paesi civili di oggi: leggi che hanno coperto la Terra di polizia segreta, campi di concentramento, oppressione, schiavitù, guerra, morte» (Allen Ginsberg). In principio c'erano gli hipster: questo gruppo di figure distaccate, rappresenta la corrente esistenzialista americana, che riconosce il rischio di una guerra atomica, e sente oppressivamente il peso della società consumistica americana del dopoguerra e dell'asfissiante standardizzazione delle masse. Gli hipster sono distaccati, conoscono i pericoli e, perciò, si licenziano dalla società iniziando ad inseguire la loro esistenza profonda. Gli hipster sono i tipi seri, abbottonati, misticamente in preda all'eroina che Kerouac descrive nella prima parte de I sotterranei. Accanto a questi personaggi, emergono i beat, giovani sofferenti e focosi, dediti all'alcol e alla marij

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